giovedì 22 aprile 2010

Considerare l'insonnia

Ultimamente mi capita spesso di restare sveglia la notte. Guardo fuori dalla finestra e in quel silenzio annuso l'aria. Tutti dormono e non ti spieghi perché invece tu sei lì, a quella finestra, ma tu sei lì. Ti guardi intorno, ogni tanto senti un rumore, ma è lontano, lontanissimo. A volte voci per la strada ti fanno sentire che qualcun'altro, con te, condivide l'irrequietezza di un'altra notte sveglio ad osservare il mondo fuori. E in primavera, in queste notti in cui il cielo è limpido e la luna si specchia perfettamente in quel rigagnolo silenzioso che scorre in mezzo alla città, i profumi, i suoni, i colori, si mischiano in un modo che è solo di questo periodo dell'anno, e mai come ora, in quello specchio mi ci rivedo, quei bagliori di una luce lontana, che ti riporta all'improvviso i ricordi che il giorno sembra presuntuosamente voler cancellare, quelle risate lontane di tempi ormai andati che senti all'improvviso così estranei, forse nemmeno reali...lontani, irreali, eppure in qualche modo, sono ancora lì, è un sottofondo, un ronzio, che difficilmente in queste notti insonni di primavera puoi ignorare. A volte una luce da una finestra ti fa sentire meno solo e dentro quella casa immagini qualcosa, qualcuno, una vita che scorre, parallela ma distante da te, vicina è vero, ma distante, perché a volte le cose più vicine non le conosciamo nemmeno, ci scorrono di fianco, per un attimo o per tutta la vita e solo un giorno all'improvviso ti accorgi di qualcosa vicino a te, qualcosa che hai sempre visto ma mai guardato, sentito ma non ascoltato, voluto ma mai cercato davvero. Ma vicino a quella finestra illuminata tante luci spente, tante persiane chiuse, tante formichine, ognuna nel loro piccolo letto, ignare di te, del mondo fuori che non dorme mai e forse anche di se stesse. E quasi quasi le invidi, quasi quasi vorresti essere come loro, una piccola formichina ignara di tutto, poi la mattina svegliarsi e ritrovare tutto come l'hai lasciato o almeno illudersi di questo. Invece, dopo la mia notte insonne, guardo il sole che sorge e penso – Un' altra notte è andata, ora c'è da pensare al nuovo giorno, quello che hai immaginato tutta la notte e che ovviamente non segue mai le tue previsioni, quello che maledici di buon mattino e a volte ringrazi a fine giornata. Un giorno insomma, come tanti, come ieri, forse come domani, o forse anche no, ma comunque un altro giorno, meno male.

venerdì 12 marzo 2010

Serendipità è...

è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino
Julius H. Comroe

Da Serendip, l'antico nome persiano di Sri Lanka. Il termine fu coniato dallo scrittore Horace Walpole che lo usò in una lettera scritta il 28 gennaio 1754 a Horace Mann, un suo amico inglese che viveva a Firenze. Horace Walpole fu ispirato dalla lettura della fiaba persiana "Tre principi di Serendippo" di Cristoforo Armeno nel cui racconto i tre protagonisti trovano sul loro cammino una serie di indizi, che li salvano in più di un'occasione. La storia descrive le scoperte dei tre principi come intuizioni dovute sì al caso, ma anche allo spirito acuto e alla loro capacità di osservazione...

...serendipità è anche camminare per strade affollate e incontrare chi non ti aspetti, persone speciali che porterai con te per sempre, è scrivere su un biglietto da 5€, fare i biglietti della metro alla biglietteria automatica e pensare a chi capiteranno, è camminare per la Barceloneta e sorseggiare uno spritz, è incontrare il tuo vecchio compagno d'università seduto ad un angolo di un viale supertrafficato del centro di una città lontana in festa, è vedere una mano che ti saluta in mezzo a un milione di persone che camminano, è programmare il giro del mondo con ? e non sapere dove ti porterà...

martedì 8 dicembre 2009

Sinestesia della vita quotidiana

Corto circuito, stimolazioni sensoriali di sensi, suoni, profumi, luci, colori. Quando l'odore di una saponetta può riportarti indietro di decine d'anni. Quando cammini per la strada e l'odore della plastica delle decorazioni natalizie, o della plastica che si scalda delle illuminazioni per le strade ti fa pensare a quella vigilia di Natale di quindici anni fa. Quel pomeriggio di corsa a comprare l'ultimo regalo, e poi dalla nonna per il cenone, vicino al fuoco, e poi le castagne e la processione e la messa di mezzanotte...è arrivato il Natale, di nuovo, un'altra volta, ancora, ma una sensazione diversa, nuova. Profumo di cannella, legna scoppiettante, odore di lasagne ai funghi e maialetto arrosto. Profumo di casa, di festa, di nostalgia. Barlumi di luci che si riflettono sui vetri umidi di condensa e dalla strada grida di bambini che fischiettano Jingle Bells...

giovedì 19 novembre 2009

Siamo fiumi forti

Quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c’è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall’altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…

Alessandro Baricco, “City”

mercoledì 18 novembre 2009

Coincidenze

Le coincidenze...ultimamente mi sento ripetere continuamente che è stata solo una coincidenza ma poi queste coincidenze di cui tanto si parla, non sappiamo mai bene come prenderle. Insomma, le nostre vite sono costellate di coincidenze, questi piccoli eventi che punzecchiano le nostre giornate dandogli spesso un alone di mistero, o inquietudine? Sono quelle piccole cose, a volte anche meno piccole, che ogni tanto ci si presentano, quando meno te l'aspetti certo, sono coincidenze...eppure io non credo che sia proprio sempre tutto per caso e inaspettato, perchè sennò si collegano sempre in qualche modo a qualcosa che ci colpisce così tanto? E anche quando cerchiamo di sminuirle chiamandole semplici coincidenze, io credo che sia più la paura di capire perchè le cose succedono che ci porta a considerarle tali. Forse sono, in segreto, la realizzazione di aspettative nascoste, le nostre speranze, i desideri che all'improvviso, ad un certo punto, non ne possono più di starsene relegati chissà dove in fondo a quale buio e vengono allo scoperto. Così un giorno ti svegli e hai a che fare con le coincidenze. Ogni tanto sarà capitato a tutti, ai più e ai meno creduloni, di imbattersi in qualche "inspiegabile" coincidenza. Si, è capitato, in fondo ci siamo abituati, proprio per questo non gli diamo mai il peso che meritano e cerchiamo di liberarcene il più in fretta possibile. Ma secondo me è solo la paura, di scoprire in quelle coincidenze qualcosa di intimamente voluto e cercato e incapaci di raggiungerlo le coincidenze ci pensano per noi. E questo modo strano di venire fuori che ci spaventa e ci fa sentire ogni volta testimoni di un qualcosa di inspiegabile, di inspiegabilmente accettabile per le nostre menti quadrate e preconfezionate che se escono dal seminato si perdono, se escono dal giro solito, dai soliti posti, allora si perdono. Allora assumiamo un atteggiamento razionale e rigoroso e parliamo di coincidenze e cerchiamo, occultandole, di tornare alla nostra vita "normale", liquidiamo la coincidenza con un sorrisetto e torniamo alla vita piatta dove le coincidenze sono solo coincidenze e per giunta stupide. Ma dentro di noi rimane sempre il dubbio, la sorpresa, l'interrogativo, perchè adesso? Perchè a me? Perchè in questo modo? E subito ci guardiamo intorno nella speranza di trovare un appiglio, che ci ridoni la serenità dell'ignoranza, che ci riporti dove le cose possiedono in realtà una spiegazione ma non ci è dato saperla.

martedì 17 novembre 2009

Cuando se cae un cuadro. Cuando despiertas una mañana y ya no la amas.

Y fue entonces, en ese momento, cuando se cayò el cuadro. A mi siempre me ha sorprendido el asunto ese de los cuadros. Estàn colgados durante anos, después sin que pase nada, pero nada de nada, zas, al suelo se caen. Estàn ahi, colgados del clavo, nadie les dice nada pero ellos, en cierto momento, zas, se caen al suelo, como piedras. En el silencio mas absoluto, con todo inmovil a su alrededor, ni tan siquiera una mosca que se mueva, y ellos, zas. No hay una causa. Por qué precisamente en ese instante?No se sabe. Zas. Qué es lo que ocurre a un clavo para que decida que ya no puede mas? Tiene el también un alma, el pobrecillo? Toma decisiones? Hablò largamente sobre el tema con el cuadro, estaban indecisos sobre como actuar, hablaban de ello todas las noches, desde hacia anos, despues decidieron una fecha, una hora, un minuto, un instante, ya està, zas. O los dos lo sabian ya desde un buen principio, ya estaba todo preparado, mira, yo me largo dentro de siete anos, por mi esta bien, de acuerdo, pues entonces quedamos para el trece de mayo, vale, hacia las seis, pongamos las seis menos cuarto, de acuerdo, pues buenas noches, hasta entonces. Siete anos después, un trece de mayo, a las seis menos cuarto: zas. No hay quien lo entienda. Es una de esas cosas que es mejor no pensarlas, porque si no puedes acabar volviéndote loco. Cuando se cae un cuadro. Cuando despiertas una manana y ya no la amas. Cuando abres el periodico y lees que ha estallado la guerra. Cuando ves un tren y piensas tengo que largarme de aqui.Cuando te miras en el espejo y te das cuenta de que eres viejo.